Mimmo Lucano. Partigiano dell’umanità.
Per un colpo di vento. Cominciò così il modello Riace. Il colpo di vento è quello che nella seconda metà degli anni ’90 portò un’imbarcazione di profughi curdi in quelle terre sullo Ionio dove mai avrebbero pensato di restare. E invece avvenne. A Badolato, a Riace la storia dell’accoglienza comincia molto prima che l’Italia si ponga il “problema” dell’accoglienza. E’ una storia semplice di un incontro tra esseri umani, tra persone in fuga dal regime turco e gli abitanti di paesi svuotati dall’emigrazione di massa degli anni ’60 e ’70. Di un incontro vissuto da entrambe le parti come un’ opportunità di rinascita, di futuro. E’ per questo che il “modello Riace” consolidato nel tempo dall’energia anarchica del sindaco Domenico Lucano non ha niente in comune con le logiche concentrazionarie con cui tutti gli ultimi governi gestiscono l’arrivo dei rifugiati scampati al Mediterraneo e alla militarizzazione delle frontiere. E’ un modello estraneo alla contabilità ostile con cui il Viminale maltratta donne e uomini come numeri di un esercito indesiderato. E’ un’esperienza estranea alla paura e al rancore e per questo è diventata il bersaglio di un’inchiesta che inquieta e della rappresaglia di Matteo Salvini che proprio sul rancore e sulla paura ha costruito la sua carriera politica. Domenico Lucano è finito agli arresti domiciliari per un reato di “favoreggiamento dell’umanità” dopo un’indagine che pure ha dovuto archiviare tutte le false accuse di corruzione e appropriazione indebita. Le migliaia di persone che sabato 6 ottobre si sono inerpicate su questo paesino della Calabria quasi in punta dello stivale, fin sotto la casa del suo sindaco, sono venute perciò a gridare che esiste ancora uno spazio di resistenza al vento xenofobo e razzista che asfissia L’Italia e l’Europa. E in questo spazio si trova Riace.